domenica 13 marzo 2016

Homework 10

La macchina oggi....

La macchina oggi giorno è ovunque. Nasce a sopperire la pigrizia intrinseca dell'uomo. 
Evitare i compiti ripetitivi, evitare di faticare. Se mi limitassi a scrivere così, darei senza dubbio un' accezione molto negativa della macchina e taluni potrebbero chiedersi come possa ritenermi un uomo di scienza. In effetti sarebbe stupido se ci fermassimo a questo punto. 
Pensiamo ad esempio ad un impastatrice. Ci evita, in parte, il lavoro manuale ma non ferma la creatività anzi la esalta perché otteniamo l'impasto pronto da lavorare in metà del tempo e questo  ci permette di fare altro o di pensare a come migliorare la ricetta stessa. Nonostante questo non ci allontana del tutto dal mondo del "fare da se" non sto andando ne al ristorante ne al super mercato a comprare qualcosa. Sono ancora io che, in prima persona, mi sporco le mani e riassaporo antichi sapori e piacevolezze, come quella del pane fatto in casa.

Avere una macchina ci permette di fare le cose più in fretta  e quindi avere più tempo per noi stessi. Avere una macchina ci permette di spingerci oltre i nostri limiti. ci fa vedere l'invisibile perché microscopico o perché semplicemente quel dato fenomeno oggetto dell'osservazione non è accessibile ai nostri sensi. Ci unisce se siamo lontani, ci fa sopravvivere meglio e più a lungo. Decisamente la macchina è, oggi più di ieri, parte di noi.

homework #9




All'interno dell'opera non si parla direttamente di una macchina particolare, è il mercato che prende quasi vita e viene descritto minuziosamente e continuamente paragonato ad una macchina.

..<< una moderna macchina, enorme, una sorta di meccanismo a vapore, di caldaia di cui un intero popolo si serve per digerire; un immenso ventre di metallo, che si tiene insieme con le viti, le saldature, composto da legno, vetro e ferro, azionato dal calore del riscaldamento, dallo sbigottimento e il muoversi dissennato delle strade >> .

Il mercato di Parigi ma in generale tutte le macchine contenute nell'opera sono viste, a mio parere, con un accezione leggermente negativa, quanto meno di timore e distacco. A riprova di ciò, basta vedere come la presenza di una macchina per tritare conferisca alla cucina che la contiene un tono infernale.

Il mercato è come un grande organismo vivente, fatto di mondo animale e vegetale e minerale. I colori, i sapori, le voci che lo attraversano, le persone che lo popolano, le passioni e le pulsioni che lo contraddistinguono, tutto questo diviene il protagonista vero del romanzo.

Nel libro di Zola si vede comunque anche una profonda conoscenza delle macchine e della loro rappresentazione un tentativo direi quasi scientifico come in : <<lo riportava alla primitiva immagine di una macchina colossale colle sue ruote, leve, bilancieri visti attraverso la porpora scura del carbone acceso sotto la caldaia>>.

Quando descrive il mercato  durante la giornata sembra quasi di vedere un time-lapse ante litteram. la descrizione è così precisa che quasi ci si immagina le ombre accorciarsi e allungarsi a seconda dell'ora del giorno.

Parallelamente e con un fortissimo stridore ecco che invece scrive: << Ma in certe sere caldissime, quando la puzza si alzava e tremolava nei grandi raggi gialli del sole come un vapore caldo, le nausee riprendevano a tormentarlo, e la sua visione si trasfigurava fino a rappresentargli i mercati come una stufa enorme, un forno di incenerimento dove si scioglieva tutto il grasso di una intera popolazione>>. Un continuo alternarsi di immagini positive e negative sempre proiettate sul medesimo sfondo, il mercato.






venerdì 26 febbraio 2016

Un giorno vai al SEM e ti accorgi che....

che quello per cui avevi prenotato lo strumento non lo puoi fare....allora ti guardi intorno e vedi un insettino morto. sai di averlo visto li già da diverso tempo, forse anni.....e  decidi di elevarlo a cavia sperimentale per un esperimento....
Fu così che decisi di dorarlo per renderlo conduttivo e di sbatterlo all'interno di quella macchina meravigliosa che è il SEM....

3 "macchine" nel libro il ventre di Parigi di E. Zola


<<E Florent rimirava i grandi mercati uscir dall'ombra, scuotere il sonno in cui li aveva veduti allungare senza fine i loro palazzi traforati. Tutti quegli edifici prendevano corpo, colorandosi di un grigio verdognolo, ancora più giganteschi con la loro prodigiosa alberatura che reggeva la distesa infinita dei tetti. Le loro forme geometriche si intersecavano l'una sull'altra; quando ogni lume fu spento all'interno, ed i mercati furono inondati dalla luce del giorno, apparvero quadrati, uniformi, come una macchina moderna e smisurata, che so, un'enorme macchina a vapore, una caldaia che dovesse servire alla digestione di un popolo, un ventre gigantesco, bullonato, ribadito, fatto di legno, di vetro e di ferro, di una eleganza, di una potenza da motore meccanico azionato dal calore del combustibile, e dalla furia fremente e vertiginosa delle ruote>>


<<Un altro fornello, rialzato da terra, con una cappa, serviva per la griglia, e sopra erano appese le schiumarole, i mestoli e i forchettoni; più sopra ancora tante cassettine numerate contenevano il pane grattugiato, grosso e fine, la mollica per impanare, le spezie, il chiodo di garofano, la noce moscata, le varie qualità di pepe. A destra, contro il muro, il ceppo per tritare la carne. Enorme, di quercia, tutto intaccato e scavato e intorno a questo parecchi arnesi, una pompa per risciacquare, una pressatrice, una macchina per tritare che con le loro ruote e le loro manopole suggerivano l'idea misteriosa e inquietante di una cucina infernale>>.


<<Florent col cuore gonfio, se ne andò a precipizio Quando fu uscito, la bella Lisa non ebbe cuore di rinfacciare al marito la sua debolezza, per quell'invito, la domenica. Aveva vinto e adesso si sentiva libera, respirava in quella sala da pranzo di quercia chiara e quasi cedeva alla tentazione di bruciar dello zucchero per cacciarne il tanfo che vi sentiva di quella magrezza perversa. Comunque si tenne sulla difensiva, ma in capo a una settimana ebbe altre e più vive inquietudini. Vedeva adesso Florent solo raramente la sera, e si immaginava cose terribili: una macchina infernale fabbricata in alto nella camera di Augustine, oppure dei segnali trasmessi dal terrazzo per alzare le barricate nel quartiere>>.
 

sabato 20 febbraio 2016

una foto in cui il brand è accompagnato dalla parola macchina

 ok ok ho barato lo ammetto...non è un advert...









ma questa sì!

Si ringrazia questo blog, specializzato nel ritrovo di materiale e pubblicità provenienti dagli anni 70 80 90